Alejandro Escovedo nasce il 10 gennaio 1951 a San Antonio, in pieno Texas, settimo dei dodici figli di due emigranti messicani, con un padre sempre impegnato a suonare nelle mariachi bands. Il fratello Coke Escovedo fu lo storico batterista dei Santana, prima di morire tragicamente nel 1986, quando venne sostituito nel ruolo dall’altro fratello Pete, la cui figlia (giusto per chiudere il vorticoso cerchio famigliare) è Sheila E., la funambolica batterista dei Revolutions di Prince. Eppure quel battito primordiale che pulsava nei cromosomi di famiglia Alejandro non lo sfogava battendo sui bidoni dell’immondizia come i fratelli, ma straziando le sei corde di qualunque chitarra gli capitasse a tiro, conquistato fin dalla tenera età dalla musica di tutte le band pre-punk dei primi anni 70, Stooges in testa.
La sua vita artistica inizia nel 1976 come chitarrista dei Nuns, una delle prime punk-band di Los Angeles, una sorta di “wild side” dei Velvet Underground. La band non pubblicò LP veri e propri, ma solo alcuni singoli dai titoli ben eloquenti come Decadent Jew, Suicide Child o Child Molester, tutti co-firmati da Escovedo. Con un simile curriculum da bad boy del rock, Escovedo salì il secondo scalino della sua vita artistica incontrando i fratelli Chip e Tony Kinman e formando con loro i Rank And File, un fondamentale punto di incontro tra la musica rurale americana e il punk californiano. Ma non si fermò qui: schiacciato dalla personalità dei talentuosi fratelli Kinman, lasciò presto anche questa band e si trasferì ad Austin, dove con i True Believers segnò un altro passo importante, la creazione dell’anello di congiunzione tra il cantautorato tipico della città, il southern rock e ancora quella matrice di rumore e anarchia sonora che comunque non abbandonerà mai del tutto. Ma l’ultimo scalino decisivo Alejandro lo ha fatto da solo, nel 1992, inaugurando una carriera solista che rappresenta uno dei più completi e personali melting pot di Texas, California e New York, tre anime di tre americhe diverse, che si sono parlate per la prima volta nella sua musica.
L’ultima svolta stilistica non è stata però dettata da un urgenza creativa, quanto dall’ennesimo colpo di sfortuna che lo ha colto nel 1999 sottoforma di una epatite C, una malattia che Alejandro ha tentato di ignorare fino al 2003, quando l’arrivo della fase acuta lo ha costretto a cure dolorose. La storia recente di Escovedo parla di album tributo di colleghi e mille iniziative per racimolare soldi per salvarlo, ma parla anche di un artista che non si è arreso e che con The Boxing Mirror del 2006 ha tradotto la sua tragedia in un altro nuovo suono, un’altra avventura che quest’anno dovrebbe fruttare un secondo capitolo che sa già sulla carta di Iggy Pop, David Bowie e glam rock fin dalla produzione assegnata a Tony Visconti. Ma ovunque andrà la sua arte, e finchè avrà le forze per farlo, Escovedo rimarrà sempre uno dei più originali e del tutto inimitabili autori del nostro tempo, e forse proprio l’irriproducibilità del suo canto e del suo stile di scrittura ha fatto di lui solo un buon esempio, ma mai un vero e proprio modello per le nuove leve della canzone americana, una sorta di padre senza figli che è ancora alla ricerca di qualcuno a cui lasciare di diritto una cospicua eredità artistica. Singolare dunque che l’illustre rivista No Depression abbia consacrato lui come “Artist of The Decade” degli anni 90, e non, ad esempio, gli Uncle Tupelo, padrini onorari della testata, e citati come modello e fonte di ispirazione da più parti. Simili titoli nobiliari nel rock hanno sempre contato poco, ma nel caso di Escovedo, che non vanta vendite degne di finire sui rotocalchi, ha rappresentato l’unico riconoscimento per un carriera con ancora nessuna macchia da lavare.
I suoi ultimi album “Real animal” (2008) e “Streets songs of love” (2010), oltre ad avere ospiti illustri come Bruce Springsteen e Ian Hunter, sono entrati nelle classifiche di tutte le riviste specializzate (da Rolling Stone a Billboard) come tra i “migliori dischi rock dell’anno” ed hanno rilanciato l’attività live del cantautore in giro per il mondo.
Dopo diversi anni torna in Europa con un tour che toccherà anche l’Italia, accompagnato dal funambolico chitarrista David Pulkingham.
Nelle date di Campogalliano e Massa Lombarda saranno ospiti Miami & the Groovers (acoustic trio), talentuosa band italiana che ha già collaborato con Alejandro Escovedo in occasione del benefit Light of day, sia in Italia che all’estero.
Website: www.alejandroescovedo.com
ITALIAN TOUR 2011 (Tour acustico)
19 Ottobre Campogalliano (MO) La Montagnola
20 Ottobre Torino Maison Musique
21 Ottobre Figino Serenza (CO) Teatro
22 Ottobre Morbegno (CO) Auditorium S.Antonio
23 Ottobre Massa Lombarda (RA)